Los Angeles è principalmente conosciuta per l’industria dell’intrattenimento di Hollywood e le soleggiate spiagge chilometriche. In realtà, tra stradoni lunghi e assolati costeggiati da altissime palme e ville costose ci sono anche persone che purtroppo non hanno un tetto sopra la testa.
Le due facce di Los Angeles, quella ricca e quella povera, sono costrette a convivere una di fronte all’altra. Non è raro trovarsi dinanzi ad una Lamborghini ferma al semaforo e ad una persona disperata in cerca di aiuto nello stesso punto; se si vuole vivere a Los Angeles bisogna imparare a conviverci. Gli abitanti della città sembrano essersi abituati alla presenza dei senzatetto, quasi come se essi, ormai, facessero parte del paesaggio. «Prima o poi ti abituerai» è la frase che spesso viene detta durante le discussioni sull’argomento. Ed in parte è così, se ci vivi dopo un po’ diventa la normalità passare di fianco ad una persona accasciata per terra.
La problematica dei senza fissa dimora non riguarda, però, solo la città di Los Angeles, bensì tutti gli Stati Uniti. Le statistiche dimostrano che negli USA a causa della pandemia da COVID-19 e della conseguente perdita di posti di lavoro, il numero di senzatetto è superiore a 580.000 unità. Inoltre, queste persone sono particolarmente vulnerabili alle malattie infettive, a causa dell’accesso limitato all’assistenza sanitaria, alla mancanza di strutture igieniche e a condizioni di vita precarie. Questi fattori creano le condizioni affinché il virus possa diffondersi più rapidamente tra questa popolazione aumentando quindi il rischio di sopraffare i sistemi sanitari locali.
Circa il 17% della popolazione senzatetto è considerata “stabilmente senza dimora” cioè vive per strada anche da molti anni. Gli uomini rappresentano la percentuale più alta (circa il 61%), ma il numero delle donne è in forte aumento.
Per quanto riguarda La California, l’intero Stato ospita un totale di 151.278 senza fissa dimora cioè il 20% di tutti i senzatetto negli Stati Uniti, dei quali 10.980 sono veterani di guerra. Solo nella contea di Los Angeles si contano circa 66.436 senzatetto.
La crisi dei senzatetto di Los Angeles è iniziata in gran parte durante la seconda guerra mondiale, quando la costruzione di nuovi complessi residenziali non riusciva a tenere il passo con la crescita della popolazione. In risposta a tale problema, nel 1942 furono promulgate politiche per la costruzione di alloggi popolari ed atte al controllo del costo degli affitti. Tuttavia la popolazione afroamericana rimase estromessa da queste politiche di welfare, ponendo le basi per le disparità razziali che continuano ancora oggi. Infatti, dagli anni ’80 gli afroamericani costituiscono la stragrande maggioranza dei senzatetto, mentre la seconda etnia più sovrarappresentata è quella dei Latinos. Infine, la deistituzionalizzazione dell’assistenza manicomiale e la mancanza di strutture intermedie e territoriali adeguate hanno contribuito al forte aumento dei senzatetto determinando nella popolazione con problemi psichiatrici drammatiche difficoltà nel trovare un sistema di supporto politico, sanitario e sociale.
Oggi, passeggiando per la città si può constatare che i senzatetto sono stanziati ovunque. Tuttavia, la più alta concentrazione si trova a Skid Row un quartiere situato tra i grattacieli della Downtown.
La maggior parte dei senza fissa dimora vive in tende da campeggio appostate ai lati del marciapiede o sulle rampe delle autostrade, altri nella propria macchina, altri ancora in case abbandonate e i più sfortunati si accasciano semplicemente sul marciapiede o di fianco ad una serranda abbassata.
Le persone senzatetto hanno esigenze diverse. Alcuni hanno bisogno di cure per la tossicodipendenza e l’alcolismo. La maggior parte, però, ha problemi economici ed ha bisogno di sussidi per l’affitto, associati a formazione professionale, consulenza e assistenza sanitaria. Inoltre, la stagnazione salariale avvenuta negli ultimi dieci anni ha influito sui problemi economici della popolazione e di conseguenza sulla possibilità di avere un alloggio stabile.
Quali sono le principali cause e le categorie più a rischio?
Le principali categorie più a rischio sono rappresentate da coloro che hanno perso il lavoro o hanno problemi economici, chi fa uso di sostanze stupefacenti e chi non riesce a reggere le spese di divorzio o separazione. Ancora, altri hanno avuto una discussione con un familiare che gli ha chiesto di andarsene – tra i quali molti sono giovani e fanno parte della comunità LGBTQ – in tanti hanno problemi di salute e una grande fetta di persone è stata sfrattata a causa della scarsità di alloggi a prezzi accessibili. Affinché un alloggio sia considerato accessibile, una famiglia non dovrebbe spendere più del 30% del proprio reddito in affitto. Pertanto, una famiglia deve guadagnare circa $ 87.880 all’anno per potersi permettere un affitto medio a Los Angeles.
Tra le principali cause che portano alla perdita di un alloggio stabile troviamo gravi traumi, inclusa la violenza domestica, la droga, la disoccupazione, le malattie mentali o disabilità fisiche e crisi personali. Infatti, spesso anche chi ha una diagnosi di schizofrenia e/o depressione maniacale non ha un tetto sopra la testa. Come conseguenza, le persone che vivono per strada, a causa delle condizioni critiche di salute fisica e mentale, hanno una probabilità dieci volte maggiore di morire rispetto a chi vive in una casa ed ha la stessa età. Inoltre, è stato calcolato che un anno trascorso senza fissa dimora può portare a sviluppare un disturbo post traumatico da stress.
I problemi sanitari legati a patologie croniche richiedono cure costanti a lungo termine, alle quali spesso queste persone non possono accedere. Infatti, solo un terzo dei senzatetto muore negli ospedali mentre la restante parte per strada, in luoghi come marciapiedi, vicoli, parcheggi.
A morire di più sono le persone che fanno parte della fascia di età che va dai 45 ai 60 anni.
A lasciare la propria casa sono spesso anche i più giovani. Sono circa 4.775 i giovani senza fissa dimora in tutta la contea di Los Angeles. Tra i quali molti sono lesbiche, gay, bisessuali, transgender, anche giovanissimi (dai 12 ai 24 anni). Durante la pandemia da COVID-19 si è assistito ad un aumento dei giovani LGBTQ cacciati dalle loro case, facendo salire la percentuale al 40%.
Le sostanze stupefacenti e l’alcool sono stati la causa di almeno un quarto delle morti dei senzatetto negli ultimi cinque anni; molti decessi sono legati a problemi al fegato e al cuore. Tra i senzatetto, il consumo di droga è maggiore nella popolazione più giovane, mentre i più anziani in genere ne fanno uso per alleviare i sintomi dovuti a preesistenti condizioni mediche.
Secondo le statistiche del Dipartimento di Salute Pubblica di Los Angeles le droghe più utilizzate sono la Metanfetamina e il Fentanyl (oppioide sintetico, da 50 a 100 volte più potente della morfina) che ha causato il maggiore aumento di morti per overdose.
Anche la disoccupazione rappresenta un grave problema, solo il 16% dei senzatetto afferma di avere un lavoro. Infatti, queste persone incontrano molte difficoltà nella ricerca di un impiego, spesso non hanno la possibilità di farsi una doccia e non posseggono un cellulare con la linea internet, indispensabile per inviare candidature.
Skid Row: il quartiere con la più alta concentrazione di senza fissa dimora a Los Angeles.
La più alta concertazione di senza fissa dimora non si trova in una lontana periferia della città, bensì in un quartiere situato nella zona est della Downtown di Los Angeles, Skid Row. Gli abitanti di Los Angeles considerano Skid Row un’area da evitare, a causa della massiccia presenza di persone con problemi di salute mentale, droga, prostituzione, violenza e disperazione. Una volta entrati nel quartiere, l’impatto visivo è emotivamente forte: a pochi passi dai grattacieli della città si è circondati da centinaia di tende. Lo stupore si trasforma in un nodo alla gola e la sofferenza dei residenti si tocca con mano. Skid Row è nota per la sua popolazione di senzatetto sin dagli anni ’30 ed ospita una delle più grandi popolazioni stabili di senzatetto negli Stati Uniti (circa 4.200-8.000). Con la sua gamma di servizi sociali, hotel economici e la reputazione per le opportunità di lavoro occasionale, in quegli anni Skid Row era la destinazione preferita per le persone con poco reddito e prospettive di lavoro limitate. Inoltre, la chiusura degli istituti psichiatrici senza un piano di politica sanitaria ha spinto molte persone con malattie mentali croniche nel quartiere. La diffusione del crack, l’epidemia di HIV/AIDS e le politiche severe contro il crimine hanno reso i senzatetto di Skid Row persone ancora più a rischio; molti di loro sono finiti in prigione poiché non esistevano istituzioni disponibili ad ospitarli. La politica di tolleranza zero del 2006 sulla criminalità nel quartiere di Skid Row ha avuto, quindi, l’effetto di mettere i poveri e le persone con problemi di salute mentale nel sistema di giustizia penale e poi di nuovo nelle strade, non risolvendo il problema.
Gli abitanti di Skid Row sono stati soprannominati “lost souls” cioè anime perse. Per comprendere meglio il fenomeno si rimanda alla visione del documentario Lost Angels: Skid Row Is My Home (2010).
Nel cuore del quartiere sono presenti molti rifugi presso i quali è possibile ricevere assistenza. Purtroppo il numero dei richiedenti è molto alto. La città di Los Angeles ha a disposizione circa 12.000 posti letto, che si riempiono ogni notte. Ciò significa che l’intera città ha la capacità di ospitare solo un quarto dei suoi residenti senza tetto. A volte queste persone hanno un cane per compagnia e non vengono ammesse nei dormitori. Oppure, molte volte, per accedervi, sono necessari documenti e carta di identità che i senza fissa dimora non posseggono perché li hanno smarriti o gli sono stati rubati. Per questo, essi pur di salvaguardare i propri beni personali preferiscono non dormire di notte. Purtroppo succede anche questo nelle strade di Skid Row: ci si deruba gli uni con gli altri pur di assicurarsi una notte al “caldo”. Uno dei rifugi più rinomati di Skid Row si chiama Union Rescue Mission, dove chiunque può richiedere del cibo, un letto, la possibilità di farsi una doccia, training e classi formative, counseling e assistenza medica. Sul territorio sono presenti anche numerose associazioni dedite alla consegna dei beni di prima necessità: cibo, acqua, calzini, coperte e prodotti per l’igiene personale. Una di queste associazioni si chiama Share A Meal, un’organizzazione no-profit fondata nel 2009. Share A Meal ha una cucina centrale situata in un furgoncino che può spostarsi all’interno del quartiere, in modo da garantire un pasto a tutti. Ogni settimana, i volontari di Share A Meal, con l’aiuto del camioncino mobile, preparano oltre 150 burritos da servire insieme all’acqua: nel 2020 sono stati donati oltre 40.000 pasti a persone bisognose in tutta Los Angeles coinvolgendo centinaia di volontari locali. Nella prima ora di servizio, i volontari fanno a turno nella preparazione dei burritos. Durante la seconda ora si incamminano nel quartiere portando con loro i beni da distribuire. Le persone incontrate sul cammino si mostrano riconoscenti dell’aiuto ricevuto e spesso si fermano a chiacchierare, raccontano la loro storia, le loro speranze e i loro sogni. Sì, perché anche loro hanno dei sogni. In molti augurano ai volontari ogni bene, esclamando: “God bless you” e a poco a poco camminare per quelle strade maleodoranti, tra topi e siringhe, diventa un’esperienza indimenticabile e toccante. Ritengo che sia molto importante fare questa esperienza di volontariato anche se solo per qualche giorno così da poter conoscere anche il lato oscuro di Los Angeles. Per poter partecipare basta compilare un modulo con i propri dati personali: è possibile trovare tutte le informazioni necessarie sul sito web Share A Meal – Los Angeles: Feeding people experiencing homelessness cliccando sulla voce “Get Involved”.
Ci sono molti falsi miti attorno al fenomeno dei senzatetto, tra cui la dipendenza da sostanze stupefacenti, le malattie psichiatriche o la deliberata volontà di condurre tale stile di vita. In realtà la maggior parte dichiara che desidera avere un alloggio stabile. In aggiunta, l’abuso di droga e alcool e le problematiche di salute mentale possono essere anche il risultato della condizione stessa dell’essere senza fissa dimora piuttosto che esserne esclusivamente la causa.
Un altro falso mito è che Los Angeles presenta un alto numero di senzatetto perché il clima è mite. Invece, secondo il più recente sondaggio della Los Angeles Homeless Services Authority, è stato rilevato che il 72% degli adulti senzatetto vive nella contea di Los Angeles da più di 20 anni e l’87% di loro da più di cinque anni.
È chiaro che queste persone, una volta perso un tetto sopra la testa, cadono in un vortice dal quale diventa difficile uscire.
Il problema è che, se ogni senzatetto volesse ricevere aiuto, non ci sarebbe la possibilità di poterli accontentare tutti. Ogni anno, il governo investe milioni di dollari per rallentare la curva di crescita, facendo sì che questo rappresenti uno dei problemi economici e sociali più importanti negli Stati Uniti.
Quella americana è una società ipercompetitiva, dove non è concesso cadere poiché si resta indietro. Chi si ferma è perduto. I più “deboli”, cioè coloro che non riescono a tenere il passo, sono costretti a pagare lo scotto di una società che va a mille e pretende sempre di più. Il capitalismo sfrenato e l’individualismo, portano le persone a concentrarsi sul lavoro, i soldi, e su sé stessi, tralasciando le relazioni interpersonali, la famiglia e gli affetti.
Nel caso della città Los Angeles, l’urbanistica e l’impossibilità di raggiungere i posti agevolmente, non facilitano i rapporti sociali, ma al contrario, li allentano pian piano. Tutto questo porta le persone a provare un grande senso di solitudine che si tramuta in un grave problema sociale e culturale.
Non è vero che ci si abitua a vedere i senzatetto per strada, questa è soltanto un inganno della mente di chi ha scelto l’indifferenza abrogando l’empatia e la solidarietà concreta, privando così se stesso della possibilità di contribuire a trasformare la realtà in cui vive.