Per contenere l’espansione incontrollata dell’epidemia che ha colpito così severamente il nostro paese, il governo è stato costretto ad attuare una serie di provvedimenti e misure restrittive, le quali hanno obbligato tutti noi ad un prolungato e forzato periodo di stallo e segregazione. Queste condizioni hanno fatto in modo che la nostra realtà e le nostre abitudini quotidiane venissero improvvisamente sconvolte e significativamente modificate.
Una situazione di tale portata come quella che stiamo vivendo ha avuto e continuerà ad avere delle conseguenze significative sull’economia del Paese, sulla vita sociale dei cittadini, e soprattutto inciderà significativamente sul benessere psicologico degli individui. Per questa ragione, provare a comprendere le possibili conseguenze del COVID-19 sulla salute mentale della popolazione è divenuto un aspetto sempre più urgente.
Uno degli aspetti più delicati emersi da questo evento traumatico riguarda la rapidità con cui esso ha permesso alle tecnologie di svilupparsi in maniera esponenziale, situazione favorita soprattutto dalla mancanza del contatto interpersonale. Alla luce delle numerose ricerche sul campo, è emerso quindi che inevitabili sono le ripercussioni profonde sul benessere psicologico individuale, che hanno senza dubbio colpito in gran parte il mondo dei giovani e le fasce più deboli della popolazione.
Questi soggetti si sono infatti ritrovati da un momento all’altro a dover fronteggiare un momento estremamente complesso, caratterizzato dall’impossibilità di poter decidere autonomamente in che modo gestire il proprio tempo.
Le limitazioni di questo periodo in cui la popolazione è stata obbligata a restare chiusa in casa, lontana da famiglia, amici e parenti ha fatto sì che aumentasse il numero dei giovani nelle fasce d’età coinvolte dalla dipendenza. In molti di essi infatti si è accentuato un sempre più crescente bisogno di evadere dalla noia della routine quotidiana per sfuggire al senso di inadeguatezza, di inutilità e di vuoto percepito.
Se, da un lato, alcuni soggetti hanno scoperto di avere hobby o altre passioni di cui ignoravano precedentemente l’esistenza, dall’altro è stato riscontrato un notevole aumento di situazioni illecite, in particolare che interessano l’utilizzo di droghe, la dipendenza dal gioco d’azzardo e l’abuso di alcol. In molti si sono rivolti al gioco pensando di trovare in esso la soluzione ai loro problemi economici aggravati dalla pandemia, oppure esso è stato considerato come una valvola di sfogo per la chiusura forzata in casa, la distanza degli affetti e la privazione della quotidianità e dei piccoli piaceri.
Il gioco d’azzardo rappresenta così un fenomeno che ha ormai assunto dimensioni sociali rilevanti, dei giocatori patologici solo una piccola parte cerca un supporto, rendendo più complessa la precoce e tempestiva individuazione e ritardando di conseguenza l’individuazione di un trattamento appropriato.
La propensione al gioco, nel momento in cui diventa una vera e propria dipendenza comportamentale, rischia di sfociare in un “disturbo da gioco d’azzardo” (DGA), così come è stato riconosciuto dall’American Psychiatric Association (APA) nel 1980, «un comportamento persistente, ricorrente, disadattivo di gioco d’azzardo che compromette il funzionamento personale, sociale e lavorativo dell’individuo».
Numerose ricerche svolte negli ultimi anni hanno infatti dimostrato che il disturbo da gioco d’azzardo è molto simile a quello dei comportamenti di abuso e dipendenze, sebbene il fenomeno oggetto del nostro interesse non prevede l’assunzione di sostanze psicoattive.
Nei casi in cui è possibile riscontrarla, quella dal gioco d’azzardo rappresenta una dipendenza che rispetto ad altre (tossicodipendenza, alcolismo, ecc.) ha ricevuto una più scarsa attenzione, situazione dovuta spesso dalla difficoltà riscontrata nel tempo a considerare il gioco come un fattore che se praticato in maniera compulsiva e distorta è in grado di generare dipendenza, soprattutto in un paese come il nostro, in cui la cultura del gioco è molto radicata.
Le possibili attività di gioco sono molteplici e riguardano ad esempio slot machine e videolottery, gratta e vinci, il lotto, le scommesse sportive, il superenalotto ed infine il bingo e le scommesse ippiche.
Le manifestazioni degli effetti della dipendenza del gioco sul corpo certamente non sono molto evidenti. Per il gioco d’azzardo il percorso di individuazione dei soggetti a rischio si presenta infatti più complesso rispetto ad altre forme di dipendenza. Di conseguenza tali circostanze fanno sì che questi soggetti siano spesso difficili da intercettare e quindi risultano più difficili da aiutare.
Tuttavia, in essi ad essere enfatizzati maggiormente sono i cambiamenti che riguardano la sfera comportamentale: questi soggetti sperimentano quotidianamente stati di sofferenza acuta, eccessiva irritabilità e continua preoccupazione molto simile ad un’ossessione nei confronti di un desiderio che supera qualsiasi altro tipo di interesse.
I soggetti considerati dipendenti dal gioco presentano quasi tutti delle caratteristiche comuni, mostrandosi eccessivamente assorbiti dal gioco d’azzardo (ad es. hanno bisogno di giocare con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata, sono eccessivamente coinvolti nel rivivere esperienze passate di gioco d’azzardo, nel programmare quelle future e soprattutto appaiono costantemente preoccupate sul modo attraverso il quale procurarsi il denaro necessario per giocare).
Quasi spesso il giocatore dipendente è un soggetto che ha tentato ripetutamente, senza successo, di interrompere o almeno di ridurre e controllare il gioco d’azzardo, molto spesso gioca d’azzardo per sfuggire a problemi o per alleviare e contrastare sentimenti prevalentemente caratterizzati da ansia, depressione, sentimenti di colpa, ecc.
Di solito il giocatore affetto da tale disturbo dopo aver perso al gioco spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite), mente ai membri della famiglia, per nascondere l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo e si affida ad altre persone per reperire il denaro necessario a sopperire e fronteggiare una situazione finanziaria disperata causata appunto dal gioco d’azzardo.
È quindi possibile in ogni storia di questo tipo riscontrare delle caratteristiche comuni, tuttavia è necessario cogliere la specificità di ognuna di esse, sia per quanto riguarda le motivazioni che hanno portato il soggetto a sperimentare una condizione di gioco compulsivo, sia per quanto riguarda la gestione di questa problematica da parte del soggetto e del sistema relazionale da cui è circondato, in modo da poter programmare, laddove sia possibile, anche degli interventi di recupero mirati e funzionali.
Molto importante risulta infatti il ruolo che familiari e amici possono svolgere nell’insorgenza e/o nel mantenimento del comportamento problematico.
Inoltre è sicuramente necessario considerare l’impatto che tale patologia può avere su questi e il ruolo che essi possono svolgere nel sostenere il soggetto che abbia intrapreso un percorso di recupero.
Spesso capita che inizialmente l’attività di gioco del partner giocatore sia percepita come un’attività innocua, che egli controlla perfettamente, successivamente poi, quando il gioco inizia ad intensificarsi e le perdite diventano sempre più frequenti, il giocatore potrebbe iniziare a mentire, enfatizzando esclusivamente le vincite, utilizzando il denaro messo da parte dalla famiglia, e di conseguenza si ritroverà a mentire sui prestiti richiesti e sui debiti contratti.
Talvolta accade che le giustificazioni che il giocatore fornisce non sono più sufficienti, il partner spesso tenuto all’oscuro di tutto si ritrova di fronte a un coniuge disperato che si scusa e giura che non giocherà mai più. Molto spesso sono proprio eventi di questo genere che spingono alla decisione di richiedere un aiuto professionale.
Questo diventa l’unica possibilità per tentare di ricostruire un sistema familiare non in grado di gestire una situazione di disagio, conflittualità e grave rischio per un adeguato sviluppo socio-emotivo degli eventuali figli presenti nel sistema.
Anche per quanto riguarda l’aspetto del recupero, esso è certamente possibile, pur prospettandosi come faticoso, lungo e complesso, talvolta richiede l’intervento integrato e la collaborazione di diversi professionisti. Posso essere utili interventi che prevedono terapie individuali, terapie familiari e di gruppo, gruppi di auto-aiuto e così via.
La struttura dell’assistenza sociale e psicologica senza dubbio dovrà organizzarsi per fronteggiare il conseguenziale aumento di patologie correlate a tale stress, per soccorrere coloro i quali avranno bisogno di assistenza e sostegno da parte della sanità e delle istituzioni.
Certamente fondamentale, all’interno di un argomento di tale portata e rilevanza a livello sociale, risulta essere l’aspetto della prevenzione, rivolgendo una particolare attenzione verso gli adolescenti e i giovani. Le istituzioni educative potrebbero ad esempio progettare dei programmi educativi e l’apertura di comunità terapeutiche che permettano alla popolazione più giovane di conoscere questa realtà aiutandoli a sviluppare un approccio più responsabile al gioco.
Gli addetti ai lavori dovrebbero infine concretamente mettere in atto interventi che favoriscano la conoscenza ed il riconoscimento tempestivo di questo tipo di dipendenza in modo da contenerne lo sviluppo, e al fine di non abbandonare a sé stessi i giocatori patologici, poiché in questi casi, se lasciati soli, senza punti di riferimento, sarà più difficile che possano guarire.